La settimana santa della musica italiana ha incoronato re del 73esimo Festival della Canzone Marco Mengoni, con “Due vite”. Più che una vittoria, un dominio assoluto, col primo posto in tutte le classifiche: giornalisti, carta stampata, tv, radio, web, televoto, giuria demoscopica, Mengoni ha sbancato tutte le votazioni e nel ballottaggio finale a cinque ha vinto con oltre il 45% dei voti. Non c’è spazio per polemiche, “Due vite” può piacere o meno, la vittoria di Mengoni è limpida.
Amadeus é il vero vincitore del Festival di Sanremo
La settimana è tradizionalmente santa anche per mamma Rai. Santissima, a giudicare dagli oltre 50 milioni di raccolta pubblicitaria del Festival, bottino record. Il merito non può che essere dato a tutto lo staff organizzativo della rassegna guidato da Amadeus. È lui il trionfatore. Il suo poker in riviera è davvero dorato, se andiamo a guardare i dati di ascolti. Altissimi, anche qui record, talmente alti che non si riesce a fare neanche una comparazione efficace con i dati del passato. Amadeus ha messo in piedi uno spettacolo filato via con ritmo, con eleganza non distaccata, popolare ma non banale, non ha sbagliato un colpo. Gianni Morandi si è rivelato una ‘spalla’ perfetta e preziosa, con i sui contrappunti minimali dai tempi televisivi perfetti. Calate nella parte le co-conduttrici: Paola Egonu più forte delle critiche preconcette, Francesca Fagnani belva per una volta misurata come chiedeva la situazione, Chiara Francini inserita alla perfezione nella narrazione dello spettacolo, Chiara Ferragni che ha fatto Chiara Ferragni, giocando col suo personaggio social. Gli autori potevano certamente essere più originali nel pensare i suoi spazi, monologo compreso, ma alla fine non ha alterato gli equilibri dello spettacolo perfetto messo su da Amadeus.
Da promuovere anche l’infornata di big della canzone italiana. Sarebbero stati over anche per “The Voice Senior”, ma Al Bano, Ranieri, Di Capri, Vanoni, Paoli hanno fatto e faranno cantare sempre tutti.
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Tutto é spettacolo
A Sanremo non si canta soltanto, da sempre politica e sociale salgono sul palco dell’Ariston e lo hanno fatto anche stavolta, con tanto di contorno di polemiche. Tutto come da tradizione. Una per tutte, la lunga querelle su Zelenski e il suo intervento. Non ci interessano le considerazioni politiche, le lasciamo volentieri ai nostri parlamentari, ci interessa notare come Sanremo fagociti tutto e, anche una vicenda così complessa e delicata, diventi parte dello show e come tale nasca e muoia su quel palco.
Tutto fa spettacolo, tutto deve fare spettacolo: il bacio di Rosa Chemical a Fedez, Fedez che strappa la foto di un politico in costume nazista, Blanco che devasta la scenografia floreale come in un suo video (ma a nessuno è venuto in mente di dirgli che a Sanremo tutto puoi fare tranne che oltraggiare i fiori?), duetti improvvisati con stonature a profusione, liti vere o inventate. È spettacolo.
La musica? Tanta, troppa. 28 artisti son troppi sia per la lunghezza dello show tv che per la proposta musicale. Troppi i sei promossi da Sanremo giovani, bocciati però dal palco e dalle classifiche. Avranno tempo per rifarsi e Amadeus avrà modo di rivedere la formula.
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Il complotto contro Ultimo: tutta una farsa
Detto di Mengoni, la classifica rispecchia quanto visto nelle esibizioni: Lazza convince anche chi non lo conosceva, Mr Rain premiato dal furbetto coro di bambini, Tananai non stona più e regala un brano toccante (guardate il video, se ancora non l’avete fatto), Colapesce Dimartino mettono d’accordo la critica e incassano i relativi premi, stampa scritta e radio-tv-web. E ancora Elodie, Coma Cose, Madame, Ariete, ognuno di loro ha avuto eco e spazio. Come sempre, la palla passa ora al mercato. Non ho dimenticato Ultimo. Veniva dal secondo posto con polemica di quattro anni fa, era accreditato per la vittoria, ha chiuso quarto. A leggere con attenzione i dati, penalizzato dalla giuria della stampa web ancor prima che da quella della carta stampata, tanto criticata e attaccata dai fan del cantate romano.
Ma davvero pensate che all’interno della sala stampa si ordiscano complotti contro uno o un altro cantante? Sono al mio 18esimo Festival, quando son stato chiamato a votare l’ho fatto sempre giudicando il pezzo e l’esibizione sul palco. Mi confronto con i colleghi prima di votare? Si, certo. Pensa che strano, siamo tutti insieme per una settimana nella sala stampa del Festival della canzone e tra noi parliamo anche di musica, incredibile! E dibattiamo su canzoni e artisti, sempre più incredibile! Addetti ai lavori chiamati in quanto tali a votare, che prima di votare si confrontano tra loro sull’oggetto del voto. E magari si trovano anche d’accordo.
Il voto non so se debba restare segreto, magari il regolamento lo prevede. Io non ho problemi a dire il mio. Se avessi potuto stilare una classifica tra i cinque al ballottaggio, la mia sarebbe stata: Mengoni, Lazza, Tananai, Ultimo, Mr Rain. Eravamo chiamati però a indicare un solo nome, ho scelto Mengoni. Confesso, sono uno dei complottisti anti-Ultimo!
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