“Secondo il ‘Saudi Journal of Sports Medicine’, gli esseri umani elaborano il suono più velocemente degli altri sensi. Reagiscono più rapidamente e con maggiore velocità alle cose che ascoltano rispetto a quelle che vedono; in pratica, uno stimolo uditivo impiega solo 8-10 millisecondi per raggiungere il cervello, mentre uno visivo ne impiega 20-40. Catturare l’attenzione visivamente è stato per anni l’approccio centrale della moderna industria pubblicitaria. Tuttavia, quella di catturare l’attenzione dei consumatori solo con il suono rimane un’enorme opportunità per i brand e per le aziende, tenendo appunto presente il modo in cui il cervello elabora il suono”.
La nuova ‘wave’
Per le suddette motivazioni, il podcast rappresenta la nuova “wave” di contenuti audio degli ultimi anni. Il podcast può essere multitasking, è inclusivo, può generare nuovi punti di vista ed interessi… e l’ascoltatore, oltre a sentirsi parte del racconto, può trovare in esso storie non disponibili nei social media, o nei canali tradizionali.
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Il pubblico dei podcast
La ricerca dei ‘topics’
Proprio per le motivazioni sopracitate, quello del podcast non è un pubblico passivo ma, al contrario, è costituito da ascoltatori attivamente impegnati nella ricerca di ‘topics’ che parlino un po’ la loro lingua e raccontino il loro mondo. I fruitori dei podcast hanno modificato gli scenari dell’ascolto tradizionale, e rappresentano per l’industria della comunicazione un target altamente attrattivo, per diverse motivazioni.
L’ascolto medio di un podcast su di un dispositivo mobile è aumentato del 278% negli ultimi sette anni. Nel 2021, il podcast aveva una media giornaliera di ascolto pari a 2 ore e 6 minuti al dí.
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Gli ascoltatori si sono avvicinati al mondo dei podcast facendo delle ricerche su Internet o seguendo un consiglio di un amico, oppure ancora ascoltando i suggerimenti degli ‘host’ di programmi alla radio, e così via.
Un atto di ascolto in libertà
Per questo, il podcast può essere considerato un ‘atto di ascolto in libertà’, un ascolto senza veri intermediari, perché l’ascoltatore può scegliere come, dove e quando ascoltarlo, e allo stesso tempo può occuparsi d’altro, come lavorare, guidare, cucinare, fare il bucato, pulire, tagliare l’erba, etc.
Molti ascoltatori seguono i podcast perché in essi trovano una motivazione, un’incoraggiamento, e si sentono parte di qualcosa. A volte, le storie raccontate interagiscono con le storie personali dell’utente che, dal canto suo, cerca delle letture alternative del mondo rispetto ai media tradizionali. L’ascoltatore medio ha fame di cultura, di curiosità, e ricerca informazioni specifiche; il più delle volte vuole scoprire la cultura, l’arte, la storia delle nazioni e dei popoli, e vuole comprendere in maniera approfondita il modo di vivere e di pensare delle persone che popolano i vari continenti.
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Un nuovo paradigma di comunicazione
Secondo il mio punto di vista, gli ascoltatori dei podcast vogliono semplicemente essere a contatto con il mondo, “il loro mondo”, utilizzando un nuovo paradigma di comunicazione. La libertà di scegliere i contenuti, la lingua, la possibilità di ascoltarli nei momenti più consoni all’utente, sono gli elementi vincenti dell’enorme diffusione del fenomeno “podcast”.
Dunque…
A mio giudizio, la comunicazione è una ‘wave’ senza limiti, senza confini, e gode, per fortuna, di indiscussa libertà di diffusione.
L’importante è che l’evoluzione culturale, sociale, e la curiosità dell’uomo non abbia mai fine, e che sia motore d’incontro di culture e di popoli di tutto il nostro pianeta.
Ad maiora semper!
Lello Orso