M2o Fifteen, il party per i 15 anni della radio, ne parliamo con Federica Elmi
Non è ancora maggiorenne ma M2o possiede già l’esperienza che serve per dare agli ascoltatori l’energia giusta. Venerdì 27 ottobre sarà un giorno speciale per il network del ritmo, il giorno del suo compleanno. Quindici anni di carriera non sono pochi e per l’occasione tutta la squadra di m2o ha organizzato la “m2o fifteen”, una festa che non vede l’ora di farsi sentire. Quindici – come gli anni – ore di programmazione saranno assemblate in un palinsesto creato ad hoc in cui tutti gli speaker si alterneranno al microfono, condurranno in coppia inedita, divertiranno in diretta Facebook e su m2oTv insieme ad ascoltatori e ospiti del mondo della musica, del cinema e dello sport. Sarà un regalo per sé stessi e per la scatola radiofonica che li contiene; un regalo che Federica Elmi, 23 anni di carriera e pareri sfogliati tra queste righe, ha già potuto scartare da quando gli è stato assegnato un posto in quella che lei stessa definisce “una radio dall’animo giovane”.
Quindi m2o compie quindici anni
È una esperienza entusiasmante. Ricordo le parole di Fabrizio Tamburini (ndr. Direttore artistico di m2o) quando mi disse che qui conta la personalità, l’originalità e il confezionamento. Sono felice di esserci, è l’anno più bello dei 23 trascorsi in radio. Sono contenta di far parte di questo traguardo raggiunto. Quella di venerdì 27 ottobre sarà una giornata intensa per noi e per gli ascoltatori; e poi ci saranno diversi party in Italia per festeggiare “on stage”.
Come è cambiata la radio rispetto a quando si utilizzavano i cartoni che contenevano le uova per creare uno studio insonorizzato?
La radio è cambiata tantissimo da allora, sia per quanto riguarda i mezzi che per la tecnologia. Però non è cambiata nell’anima. Credo che ancora oggi chi accende la radio lo fa perché ha voglia di ascoltare la musica, avere compagnia e essere informato. Per esempio, ascolto Radio24 perché voglio informazione, Virgin per il rock, m2o per il bisogno di ritmo e energia. La radio è vita, chi è in diretta vive insieme all’ascoltatore. Dal punto di vista dei mezzi è cambiata dal bianco al nero passando per le cinquanta sfumature di grigio. Ho iniziato a fare radio puntando le cassette con la penna. Oggi ci sono solo file e il rapporto con la musica si è raffreddato.
Se evolve la tecnologia evolve anche la radio
Se ricordiamo, per esempio, il rapporto con gli ascoltatori sappiamo che si poteva soltanto telefonare o inviare un fax. Poi sono arrivati gli sms e con l’arrivo degli smartphone è cambiato tutto.
È importante per uno speaker di una radio di flusso conoscere la musica?
È fondamentale conoscere quanta più musica possibile. Anche se in molte radio di flusso si fanno disannunci senza aggiungere altro.
Ma non vorremmo far passare il messaggio che non serva a niente essere informati sul singolo o sul disco in programmazione
Sta allo speaker conoscere cosa trasmette e avere voglia di raccontare. Per me saperlo è un punto a favore. Anche se da fruitrice del mezzo mi sembra che per alcuni sia indifferente uscire da un disco o da un altro. Una volta eri tu a scegliere quale canzone trasmettere del nuovo disco di un artista.
Pensi che sia utile la duttilità per uno speaker?
È utilissimo studiare recitazione e mettersi alla prova su un palcoscenico affrontando quell’emozione che ritroverai quando dovrai presentare un evento davanti a migliaia di persone. A me ha restituito tantissimo presentare eventi nei locali di Roma. In radio anche se sei in diretta non vedi chi ti ascolta. Se non sai gestire l’emozione rischi di fare una brutta figura. È utile anche saper confezionare programmi, leggere i radio giornali e utilizzare i social. Il lavoro si è evoluto.
Spesso si parla di improvvisazione quando si è in diretta. Ma in realtà c’è – o ci dovrebbe essere – la preparazione della puntata. Dunque in che modo possiamo parlare di improvvisazione?
C’è una preparazione della puntata che però in diretta si può cambiare, improvvisare una cosa diversa. È impensabile andare in onda su un network nazionale senza prepararsi. Dipende anche del momento che stai vivendo, ci sono cose che non puoi preparare prima e altre sì.
Che tipo di gavetta devono fare i giovani aspiranti speaker?
La gavetta non finisce, non bisogna mai sentirsi arrivati. Quando ti senti arrivato è l’inizio della fine. È un percorso che termina solo se e quando decidi di fare un altro mestiere. I ragazzi si devono preparare tecnicamente. Esistono scuole che insegnano a fare radio, ma la radio devi avercela dentro. Dunque la predisposizione è necessaria. Puoi fare tutte le prove che vuoi ma finché non sei in diretta non stai facendo la radio. Serve allenarsi, cercare dove poter trasmettere. Una volta c’erano tante radio locali, ma adesso la metà di quelle con cui ho collaborato sono scomparse. Ci sono le radio web che si possono creare anche da soli. Questa è una parte del lavoro. Poi c’è la curiosità che non può mancare a uno speaker radiofonico, avere voglia di informarsi anche su cose che non ci interessano ma che potranno tornare utili.
Con gli aspiranti conduttori radiofonici bisogna essere cinici o lasciarli sognare?
Non bisogna illudere le persone, si può dire che non sei portato ma nessuno ti vieta di provarci. Si può frequentare un corso senza alcuna ambizione semplicemente per passione o divertimento. Ma è fondamentale che chi gestisce le scuole di radio sia onesto. E gli aspiranti conduttori devono chiedersi perché vogliono fare radio.
Col doppiaggio che rapporto hai?
Amo tantissimo ascoltare come parlano i doppiatori e sentire come vengono doppiati i film. Ho tanti amici nel doppiaggio perché ho curato una rubrica sul cinema con ospiti i doppiatori. Quando senti Fabio Boccanera sembra di parlare con Johnny Depp; Francesco Pezzulli sembra Leonardo Di Caprio. Il doppiaggio mi piace tantissimo ma non ho particolari ambizioni. Ho frequentato un corso perché poteva essere importante per il mio lavoro ma senza avere la smania di fare la doppiatrice. Radio e doppiaggio sono mestieri diversi. Io sono Federica al microfono, il doppiatore è un attore con la voce.
Torniamo ai 15 anni di m2o
È una radio dall’animo giovane. Non me ne vogliano le radio ingessate ma è bello avere la libertà di aprire il microfono e cantare o criticare qualcosa che non ci sta bene. Questo non è permesso ovunque. In alcune radio le indicazioni editoriali vogliono una conduzione omogenea e talvolta non distinguo un conduttore da un altro.
Quindi preferisci che venga fuori la personalità dello speaker
Da conduttrice dico di sì. È bello manifestare la propria opinione e avere un contraddittorio: ti permette di aprire la mente.
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Foto credits: Carlo Mogiani
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