Come è nata la radio?

Parliamo della nostra amata radio, straordinario oggetto domestico che dagli anni Venti del ‘900 ha mantenuto intatto il suo fascino ed il gradimento del pubblico. La sua storia parte dalla scoperta dell’esistenza delle onde elettromagnetiche da parte del fisico tedesco Heinrich Rudolf Hertz. Quest’ultimo fu il primo a dimostrare sperimentalmente l’esistenza delle onde elettromagnetiche per mezzo del ‘dipolo hertziano’, un apparato di sua invenzione in grado di emettere e ricevere onde radio. In suo onore, nel sistema internazionale, la frequenza è misurata in hertz.

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Guglielmo Marconi e Aleksandr Stepanovic

L’invenzione della radio è legata a due nomi in particolare: l’italiano autodidatta Guglielmo Marconi ed il fisico russo Aleksandr Stepanovič Popov. I due, negli stessi anni (siamo verso la fine dell’800), lavorarono alla messa a punto di uno strumento analogo, in grado di inviare e ricevere segnali a distanza. Il primo a costruire un ricevitore per captare le onde radio che circolano liberamente nell’aria è stato Popov, tra il 1895 e il 1896.

foto di Guglielmo Marconi

Guglielmo Marconi

In Italia Guglielmo Marconi, appena ventenne nel 1895, riusciva a potenziare il suo apparecchio tanto da far passare i segnali da una parte all’altra di una collina. Purtroppo, però, le sue capacità furono sottovalutate, motivo per cui egli fu costretto a proseguire e terminare la sua invenzione in Inghilterra. Il 5 marzo 1896, anticipando Popov solo di qualche settimana, Marconi presentò la prima richiesta provvisoria di brevetto, con il numero 5028 e con il titolo “Miglioramenti nella telegrafia e relativi apparati”. L’apparecchio doveva ancora essere perfezionato: ma quando ciò avvenne, il segnale riuscì ad oltrepassare l’Oceano Atlantico seguendo la curvatura della Terra.

Il 12 dicembre 1901 ebbe luogo il primo segnale radio transoceanico. Il messaggio – tre punti della lettera S del codice Morse – partì da Poldhu, in Cornovaglia, dal grande trasmettitore dotato di un’antenna alta 130 metri, e viaggiò per più di 3000 chilometri fino a raggiungere l’isola canadese di Terranova, dove Marconi e i suoi assistenti erano in ascolto.

Marconi continuò i suoi esperimenti per ottenere comunicazioni transoceaniche attendibili fino al 1907. Intanto fondò la “Marconi corporation” che, nell’ottobre del 1907 , inaugurò il primo servizio pubblico regolare di radiotelegrafia attraverso l’oceano Atlantico, dando così la possibilità alle navi transatlantiche di lanciare l’SOS senza fili.

La notorietà di Guglielmo Marconi crebbe a livello internazionale, anche grazie all’utilità del radio soccorso in mare con cui si salvarono molte vite, compresi i 705 superstiti del Titanic.

Un’altra utile applicazione pratica della radio si riscontrò in ambito militare: durante la prima guerra mondiale i soldati fecero largo uso dello strumento radiofonico per comunicare tra reparti e per intercettare con più facilità i nemici.

Il 10 dicembre 1909 a Stoccolma Guglielmo Marconi ricevette il premio Nobel per la fisica.

L’Unione Radiofonica Italiana (URI)

logo dell'Uri presso gli uffici della Rai

Il 6 Ottobre del 1924 nacque in Italia la prima trasmissione radiofonica. La voce fu quella di Maria Luisa Boncompagni. Si trattava di un programma ancora scarno, composto di musica operistica, da camera e da concerto, di un bollettino meteorologico e di notizie di borsa.

L’URI, Unione Radiofonica Italiana, prima società concessionaria della radiodiffusione in Italia, venne fondata il 27 Agosto 1924 come accordo tra le maggiori compagnie del settore: Radiofono, controllata dalla compagnia Marconi, e SIRAC (Società Italiana Radio Audizioni Circolari). Presidente della Società fu Enrico Marchesi, ex direttore amministrativo della FIAT di Torino. Fondamentale fu anche la mediazione del Ministro delle comunicazioni Costanzo Ciano.

L’Agenzia giornalistica Stefani venne designata dal governo come l’unica fonte delle notizie che l’URI poteva  trasmettere. Si tratta della prima agenzia di stampa italiana nata a Torino nel 1853, voluta da Cavour come portavoce della sua politica. Nel 1924 essa diventò proprietà di un fedelissimo di Mussolini, Manlio Morgagni, che ne fece un potente strumento di regime.

L’Unica stazione trasmittente all’epoca era quella di Roma, posizionata nell’attuale quartiere Parioli, allora ancora campagna. Siamo agli inizi ed il pubblico era composto da amatori interessati più alla novità tecnologica del radioascolto che ai programmi veri e propri.

Nel gennaio 1925 nacque poi il Radiorario, settimanale ufficiale dell’URI, con lo scopo di propagandare il nuovo mezzo e nel contempo di conoscere meglio i gusti e le opinioni del pubblico. Poco dopo, tra il ’24 e il ’29, si cominciò a trasmettere, oltre che da Roma, anche dalle sedi di Milano, Napoli e Torino.

L’Ente Italiano per le Audizioni Radiofoniche (EIAR)

logo EIAR

Nel gennaio 1928 l’URI diventò EIAR, Ente Italiano per le Audizioni Radiofoniche. L’evento segnò il vero e proprio atto di nascita della radiofonia in Italia come mezzo di comunicazione di massa.

La versatilità e l’efficacia del nuovo mezzo stupì gli ascoltatori, sorpresi dai primi collegamenti da treni in corsa o da aeroplani. La giovane radio conquistò quindi un pubblico sempre maggiore. E via via che si definiva la fisionomia del pubblico, emergevano le ambizioni dell’EIAR nel voler coniugare informazione, divertimento e notizie politiche.

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La Radiorurale

Immagine dello strumento della radiorurale

Nel giugno del 1933 si diffuse la Radiorurale, un ricevitore a prezzo imposto e con caratteristiche standardizzate promosso dall’Ente Radio Rurale, istituto del Regime per la diffusione della radio nelle zone rurali delle bonifiche agrarie. L’apparecchio era acquistabile solo dagli enti governativi e dagli istituti scolastici o per donazione agli stessi. Fu importante perchè oltre tre milioni di scolari italiani hanno così conosciuto la radio e incominciato a conoscere la lingua italiana.

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Per concludere

Tanti sarebbero i nomi importanti ed i passaggi da ricordare riguardo l’evoluzione di un mezzo di comunicazione così straordinario. La radio, ancora oggi, così come in tutti questi anni, è in continua evoluzione. In quanto mezzo di comunicazione di massa, non smetterà mai di svilupparsi nè di esistere. La radio è sopravvissuta alla nascita di ‘media’ apparentemente più forti e divulgativi, ha retto il confronto con la televisione (che, ricordiamo, è nata ben 30 anni dopo la radio), dei nuovi mezzi di comunicazione legati alle tecnologie e ad Internet e, per finire, alla nascita dei podcast. La radio si dimostra immortale; essa non può far altro che continuare ad evolversi parallelamente allo scenario socio-culturale in cui viviamo.

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