“La Radio Libera La Radio Prigioniera” è un pezzo di storia della radio. Il libro di Ubaldo Ferrini, direttore artistico, consulente radiofonico, tutor e grande professionista della radio, si è imposto subito come bestseller nelle classifiche Amazon. Il testo ci catapulta nel cuore di un periodo magico, quello delle radio libere degli anni Ottanta. Un racconto che fa rivivere, a chi c’era, le emozioni di una Catania in fervore, nella quale ogni emittente era libera di sperimentare ed esprimere il proprio stile unico. Ma anche un concentrato di aneddoti, emozioni, sogni e speranze, che permette alle nuove generazioni di scoprire come è cambiato, negli anni, il modo di fare radio. Sfogliando le pagine del libro si riesce a comprendere come e perché la radio è diventata il mezzo di comunicazione che è oggi, con i suoi punti di forza e di debolezza. Nell’intervista per Consulenza Radiofonica, Ubaldo ci fa capire che i sogni si realizzano, ma soprattutto che la passione è alla base di tutte le grandi imprese.
A poche ore dalla sua uscita, La Radio Libera La Radio Prigioniera è già al 1° posto nella classifica di settore su Amazon e lì è rimasto per circa una settimana. Ti aspettavi un risultato del genere?
Mi piacerebbe dirti di sì ma ovviamente non è così. Sono una persona dal carattere abbastanza ambizioso, qualcuno direbbe anche presuntuoso, ma è chiaro che ero sicuro di avere tra le mani un buon libro. So anche di avere una discreta fanbase, moltissimi anni trascorsi dietro al microfono nella mia regione, la Sicilia, hanno sicuramente lasciato un piccolo spazio nel cuore di tanti. Pensavo quindi di partire da questo zoccolo duro, oltre che dalle firme prestigiose che mi hanno onorato della loro presenza sul testo. Per rispondere alla tua domanda, però, non mi aspettavo neanche di arrivare tra i primi 50, figurati di restare una settimana di seguito nella categoria Radio al numero 1, e neanche di scalare la vetta in Arte o di trovarmi accanto a nomi come Carlo Verdone, Panariello o J. K. Rowling.
Radio e Letteratura hanno in comune il grande potere dello storytelling. Da dove nasce l’esigenza di scrivere di radio e come hai vissuto questo passaggio da professionista radiofonico ad autore di un libro?
Lo strumento alla fine è sempre lo stesso, cioè la parola. Si tratta chiaramente di parola parlata nel caso della radio, scritta nel caso di un libro. L’idea nasce dall’esigenza di far fuoriuscire quella passione che per me è sia la radio che la scrittura, entrambe una forma d’arte. Esaurita da tempo la mia parentesi in voce al microfono, per ritagliarmi un ruolo di consulenza, di direzione artistica dietro le quinte e poi anche di tutor radiofonico in laboratori universitari, è nata la voglia di raccogliere le mie esperienze e il mio punto di vista. Perciò ho cominciato a raccontare cosa è stata la radio e magari come mi piacerebbe che fosse.
La Radio Libera La Radio Prigioniera parla della storia, ma anche del presente e futuro di un mezzo in continua evoluzione. Ci sono degli elementi che appartengono all’epoca di cui parli nel libro e che ritrovi ancora oggi?
Purtroppo non molti, e non si tratta soltanto di nostalgia. Molte cose di cui parlo nel libro sono scomparse, ma le trovate scritte nel modo più passionale e minuzioso possibile. Questo proprio perché volevo dare importanza a certi aspetti, come ad esempio la sala dischi dentro le radio che molti giovani non hanno neppure mai visto. Parlo anche del rito delle riunioni o quello dei provini, degli immancabili adesivi sulle auto negli anni ’80. Tutte cose che non ci sono più, ovviamente alcune di queste non potrebbero mai tornare quindi ci può stare la nostalgia. Forse però un uso più umano, come quello di una volta, e meno informatico del mezzo, ogni tanto potrebbe rivelarsi utile anche nella realtà attuale.
Qual è il ricordo legato agli anni d’oro della radio al quale sei più affezionato?
I ricordi sono tanti e non è facile elencarli tutti, perché parliamo del lungo periodo che va dal ’76 fino al 1991 circa. Poi il mondo è cambiato, ne parlo anche nel libro, nel momento in cui le radio nazionali hanno cominciato a colonizzare un po’ tutto il territorio. Da lì molte piccole emittenti sono scomparse o sono state costrette a trasformarsi. La radio libera pian piano si è spenta e rimane in ognuno di noi il rimpianto di quello che poteva essere. Sinceramente pensavo che la facilità di accesso ad internet potesse far rinascere tantissime piccole emittenti sul web, cosa che in parte è successa, ma si può dire che il digitale alla fine non ha realmente resuscitato o fatto nascere così tante emittenti come ci si poteva auspicare.
Tra i temi affrontati nel libro, si parla anche della paura di osare da parte delle radio locali. Come superare la tentazione di emulare contenuti o programmi di successo e concentrarsi su ciò che una local radio potrebbe davvero fare per servire il proprio territorio?
È umano cercare di copiare, ispirarsi ai grandi. Si pensa che se una determinata formula ha successo, studiarla e imitarla può sempre funzionare. In certi casi è così ma non sempre è un ragionamento valido. Se prendiamo ad esempio RTL, e pensiamo di poterla replicare in toto su una radio locale, come se soltanto alcuni aspetti fossero propedeutici a raggiungere il successo, ci accorgiamo che non è così. Penso che la radio locale dovrebbe cercare di combattere i giganti radicandosi sul territorio. Non è la musica delle radio nazionali che ci può far vincere, non sono certi format che possono essere trasposti in ogni caso in una realtà locale. Bisognerebbe invece analizzare bene le cose che funzionano e quelle che non funzionano in un determinato territorio. Capisco perfettamente anche molti editori che attraversano un periodo terribile, ormai da tantissimo tempo, e capisco anche che per osare molte volte ci vuole una capacità finanziaria che purtroppo non è sempre ottenibile.
A Marco Biondi e Massimo Lualdi hai affidato rispettivamente prefazione e postfazione del libro, come hai coinvolto i tuoi colleghi in questo progetto?
Mi faceva piacere che il libro avesse una prefazione e una postfazione di assoluto livello. Partendo da Marco Biondi, con lui si è creato un bel feeling, è una persona per la quale nutro una notevole stima. Ha accettato volentieri di scrivere una prefazione che tra l’altro è interessantissima. Ha scritto pensieri appassionanti e che condivido pienamente, quindi sono felice che abbia partecipato. Con Massimo Lualdi ho avuto il piacere di collaborare nel periodico online da lui diretto, Newslinet. Così ho avuto modo di lavorare fianco a fianco con una persona che mi ha insegnato moltissimo. Nel libro ci sono tanti argomenti, tanti spunti di riflessione che sono riuscito a focalizzare anche grazie alla sua ispirazione. Chiedergli di essere con me in questa avventura è stato per me istintivo, e lui ha accettato con affettuosa stima.
Raccontare anche ai giovani che cos’era la radio di un tempo può avvicinarli al mezzo radiofonico o migliorare l’approccio di chi lavora nel settore?
Credo che chi lavora in questo settore dovrebbe essere obbligato a conoscere il passato. Questo vale per qualsiasi materia di studio, per qualsiasi arte. Poi purtroppo in molte facoltà in cui si studia la radio, non so quanto questo argomento venga trasmesso ai giovani. Nei laboratori universitari che ho tenuto presso diverse scuole di formazione ho sempre cercato di farlo, ho provato a spiegare cosa fosse successo, cosa fossero certe abitudini. Questo non perché il passato debba essere replicato, ma perché quando i giovani si avvicinano a questo mondo, dovrebbe esserci anche la passione per quello che è stato prima. Spesso invece questa passione non c’è, quindi bisognerebbe chiedersi: è il caso di andare avanti se questo argomento non mi interessa?
La Radio Libera La Radio Prigioniera è disponibile su Amazon e sta già riscuotendo un grande successo. Ti auguro che vada sempre meglio, Ubaldo!
Grazie, ricordo che è possibile richiedere il libro anche attraverso le librerie tradizionali. A proposito di passato e futuro, è anche vero che la comodità di acquistarlo online su Amazon è maggiore, ma chi volesse acquistarlo nelle librerie ovviamente ha tutta la mia attestazione di stima.
Intervista a cura di Elisabetta De Falco per Consulenza Radiofonica – La Professionalità On Air!
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