Undici Olimpiadi, venti giri d’Italia, otto mondiali di calcio, cinque Roland Garros. Tutto questo e molto altro in quasi quarant’anni trascorsi in Rai o in giro per il mondo a raccontare alla radio tutto lo sport minuto per minuto.
Sono – per meglio dire: sono stati – i numeri che hanno caratterizzato la carriera di Emanuele Dotto, il radiocronista che ha salutato tutti per andare in pensione il 21 giugno, un giorno particolare e coincidente con l’avvio dell’estate. La voce di Dotto è stata una delle voci della domenica. E come ogni voce familiare anche la sua ha riempito le giornate degli appassionati sportivi ad ogni latitudine, diventando un suono per cui emozionarsi.
Un uomo… Dotto
“Un po’ di emozione, ma ci può stare… va!”. Sono state le ultime parole del radiocronista, parole pronunciate come lacrime d’addio lo scorso 2 giugno. Dotto ha salutato i “suoi” ascoltatori durante il Giro d’Italia, lo ha fatto con la consueta professionalità e con la stessa capacità di raccontare lo sport alla radio. Gli affezionati delle radiocronache non possono certo dimenticare le descrizioni dettagliate dei colori sociali delle squadre, per esempio, o i proverbiali interventi per annunciare un gol appena siglato. Tutto con uno stile inimitabile: lo stile Dotto. La Rai lo ha ringraziato con una festa in suo onore venerandolo quasi come un solstizio; gli ascoltatori lo hanno salutato tutte le volte che c’è stato bisogno di lui. Dotto di nome e di fatto: non è mai mancato un aneddoto correlato alla manifestazione sportiva o uno storico collegamento geografico. A dimostrazione del fatto che sia stato un giornalista preparato, al pari di chi lo ha preceduto nel lungo addio.
Prima di lui fu Riccardo Cucchi
Meno emozione apparente allo Stadio San Siro di Milano, ma anche il saluto alla radiocronaca di Riccardo Cucchi, avvenuto due anni fa, ha segnato un ricordo indelebile. Non ci sono state lacrime come quelle di Dotto, ma quel “è davvero tutto” pronunciato da Cucchi fece rabbrividire anche i tifosi dell’Inter che omaggiarono l’uomo e giornalista con un lungo striscione esposto in curva. Ma le modalità d’addio furono differenti tra i due radiocronisti in pensione: Cucchi lesse un breve discorso; Dotto ha lasciato cadere a braccio le emozioni. Eppure entrambe resteranno le voci più amate di sempre.
L’emozione ha voce
Già, la voce. Chi fa il comunicatore di professione, soprattutto alla radio, sa quanto sia significativo il suono riprodotto dalle parti adibite del corpo di ognuno. Ecco dunque che l’emozione di cui tanto si parla è spesso scaturita dal tono di voce. Anche se nei casi dei due radiocronisti abbiamo potuto accostare le immagini video rivelando le lacrime cadute sulla scrivania, resta il fatto che la voce è lo strumento che ci fa emozionare, quello che riusciamo a suonare facilmente secondo lo stato d’animo. Che sia gioia o tristezza non importa. Importante è sapere di essere affezionati a una voce sentita alla radio.
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