Come riportato dal rapporto del Censis di lunedì 11 marzo 2024
la radio mantiene la sua posizione di dominio.
“la radio ha una sua tenuta generale grazie ai processi di ibridazione del sistema dei media. I radioascoltatori sono il 78,9% degli italiani, con una lieve flessione da un anno all’altro (-1,1%). In particolare, mentre la radio ascoltata in casa attraverso l’apparecchio tradizionale subisce un piccolo calo passando al 45,6% di utenza (-2,4% rispetto al 2022), l’autoradio si attesta al 69,1%, ritornando su livelli prepandemici.”
Ma dallo stesso rapporto si evince una ridistribuzione della vendita di device d’ascolto:
“Gli smartphone in quindici anni hanno avuto un incremento del +727,9% e l’acquisto di computer, ha avuto un incremento del +215,8%. Inoltre tra il 2022 e il 2023 si è registrato un consolidamento dell’impiego di internet da parte degli italiani.”
Tutto questo come cambia la radio dal punto di vista di chi la fa.
In molti casi è opportuno fare delle considerazioni: di tipo territoriale, se ritenuto in analisi di ascolto funzionale, slegando il prodotto da un singolo luogo. Di tipo contenutisco, integrando sui device funzionalità di tipo avanzato e non solo finalizzate all’ascolto. Di scelta di formato e di brand bouquet: perchè ad oggi non basta più avere una solo opzione per l’utente finalizzato su Radio xyz. Abbiamo più possibilità di incanalare il nostro ascoltatore offrendo Radio xyz Emotion, Radio xyz Dance, Radio xyz Sport.
Quindi e sempre meglio incentrare il lavoro sulla creatività per noi radiofonici, sotto tutti i punti di vista. Non standardizziamoci: non è funzionale perseguire una strada perché la massa fa in quel modo. E’ sempre opportuno valutare più strade e solo con le dovute considerazioni/analisi capire dove possiamo migliorare il prodotto…anche nel 2024
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Articolo a cura di Alfredo Porcaro
C.e.o. di Consulenzaradiofonica.com
Consulente per emittenti radio fm, digital e brand-radio
Docente e formatore radiofonico
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