La conduzione radiofonica è un insieme di personalità e pratiche finalizzate alla realizzazione di una trasmissione all’interno di un’emittente. Il termine viene spesso associato il conduttore in senso stretto, anche se la riuscita di un programma radiofonico necessita della sinergia di numerose personalità. In questo lungo approfondimento, scopriremo quali sono e affronteremo i suggerimenti più idonei per portare a termine una trasmissione radiofonica.
Chi fa parte della conduzione radiofonica?
La conduzione radiofonica è gestita da numerose professionalità, i cui lavori “verticali” permettono appunto di crearla, gestirla e finalizzarla. Di fatto, in una redazione tipo (prendendo in esame puramente una diretta radiofonica) è possibile trovare:
- Speaker radiofonico: conosciuto anche con il termine “conduttore”, per diversi anni è stato indicato con il termine “annunciatore” o “presentatore”, per poi passare a terminologie più pop, come “disk jockey” e appunto “speaker”;
- Regista audio: è il vero e proprio timoniere della conduzione di una trasmissione radiofonica, colui che detta i tempi, gestisce il mixer (nel caso in cui lo speaker non faccia autoregia) e avverte il conduttore dell’arrivo imminente di un brano o della pubblicità. È il lavoratore che sta “al di là del vetro” e deve comunicare a stretto contatto con la voce del programma;
- Giornalisti al desk: nel dietro le quinte di una trasmissione possiamo trovare giornalisti e/o redattori che lavorano al desk, cioè siedono a una scrivania e gestiscono rispondono a diverse mansioni: ricezione dei messaggi degli ascoltatori; gestione delle chiamate per eventuali interviste telefoniche; aggiornamenti su particolari fatti di attualità inerenti all’argomento della diretta.
- Social media manager: si tratta della nuova professione degli ultimi anni, e spesso viene assegnata a chi ha il ruolo desk, ma può anche essere una personalità unica che si occupa di raccogliere commenti sui canali social dell’azienda e consegnarli allo speaker, oltre a condividere contenuti in tempo reale riguardanti la diretta;
- Direttore artistico: personalità che lavora “in differita” rispetto alla diretta in questione: avvalla o meno la linea editoriale di una trasmissione, ascolta il programma per saggiarne la presa sull’ascoltatore, pianifica eventuali pubblicità da inserire al suo interno e prevedere strategie di rinforzo nel caso siano necessarie.
Come gestire una conduzione radiofonica?
La gestione e lo sviluppo di una conduzione radiofonica richiede tanto allenamento, tante ore di studio e, soprattutto, un proverbiale capacità e spirito di adattamento a ogni eventualità del caso. Sono diverse le annotazione da studiare, ripassare e prevedere, indi per cui abbiamo pensato di affrontarle passo passo sotto diversi punti di vista.
Come sapere se un master o un corso di conduzione radiofonica è valido
Partiamo dagli inizi. Sei interessato a addentrarti nel mondo radiofonico, ma non sai da dove partire. Uno dei primi passi da compiere è partecipare a un corso di conduzione radiofonica, in modo tale da ottenere un’infarinatura generale sul lavoro dei tuoi sogni. Come capiamo però se il master a cui ci stiamo per accedere è affidabile e gestito da professionisti del settore? Basta tenere a mente 3 caratteristiche:
- La radio non si impara da nessuna parte, ma la si racconta: non ci sono maestri, ma persone che fanno la radio da poco o tanto tempo;
- Controlla sempre il curriculum vitae di chi fa un corso;
- Un corso serio di base dura almeno 3/4 mesi con un impegno settimanale di 4/5 ore, tutte le altre formule sono soltanto piccoli avvicinamenti al mondo della radio.
Come combattere la paura da microfono
È una della paure che non ci abbandona mai, sia che tu sia uno speaker alle prime armi o un conduttore radiofonico di lunga data: il microfono, al pari di una telecamera, mette sempre un po’ di soggezione, e crea quella pelle d’oca che ci può aiutare a sfidare la diretta con sprint e determinazione. Ovviamente, qualche sbavatura è da mettere in conto, tuttavia non è un problema se sai come rimediare. Comunque, per affrontare al meglio quello scoglio insormontabile a forma di microfono, abbiamo 5 consigli:
- Credi nelle tue capacità;
- Ammetti di avere il panico da microfono;
- Studia l’argomento per il quale stai andando in onda;
- Preparati un testo, ripetilo a voce alta e cronometrati;
- Respira.
Preparare un talk radiofonico
Ti sei allenato duramente per acquisire le basi del mestiere di speaker, e ora vuoi cimentarti nella realizzazione del programma dal punto di vista autoriale. Come fare? Innanzitutto, questo è un lavoro che deve essere fatto in sinergia con tutti gli attori sopracitati facenti parte della redazione: non si lavora mai da soli, ma in gruppo bisogna avere e trasmettere fiducia a ogni collega. Quindi, tutti i componenti di un programma radiofonico devono sedersi a tavolino e procedere in questo modo:
- Cercare una notizia succosa (tenendo a mente i criteri della propria linea editoriale);
- Annota i punti salienti di un fatto su un foglio, così da avere un piano B in caso di improvvisi vuoti di memoria;
- Creare un discorso coinvolgente e che sia in sintonia con le sonorità scelte dal regista audio;
- Leggere sempre ad alta voce l’argomento che si sta per affrontare;
- Registrati e ascolta il risultato.
Quanto tempo ci vuole per organizzare tutto questo lavoro? Minimo 2 ore.
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Quali argomenti scegliere per la propria conduzione radiofonica?
In base alla tipologia del proprio programma, ci saranno alcuni argomenti che saranno espressamente funzionali al coinvolgimento del proprio target di riferimento. In linea di massima, però, ci sono 3 topic che funzionano sempre:
- L’ingiustizia, di qualsiasi forma: ogni volta che l’ascoltatore sente notizie di questa tipologia, inevitabilmente è coinvolto, anche se riguarda fatti accaduti lontani dalla sua quotidianità;
- Il sesso, con tutte le sue curiosità e gli scandali dei vip;
- Il calcio e gli sport in generale: non dimentichiamoci che siamo un popolo di mister e allenatori.
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Come preparare e condurre un’intervista radiofonica?
Oltre a snocciolare notizie, argomenti e trend topic del momento, una delle armi più interessanti e coinvolgenti per un programma radiofonico è l’intervista. Può essere realizzata in diversi modi: in studio, telefonicamente o registrata, e anche in questo caso richiede un’ottima sinergia tra tutte le professionalità coinvolte. In generale, comunque, ci sono alcune caratteristiche di questa pratica che vanno tenute sempre a mente:
- L’intervista è una chiacchierata da bar, e deve avere quindi toni colloquiali, seriosi o leggeri in base alla tipologia di ospite con cui si sta parlando (e dunque anche le sonorità scelte dal regista e i post rilanciati sui social dovranno avere un tone of voice molto simile);
- Bisogna sempre documentarsi sull’ospite: in questo modo lo speaker saprà prevedere di cosa potrebbe parlare il suo interlocutore, ma permette anche al social media manager di snocciolare sui canali online qualche curiosità;
- È opportuno segnarsi le eventuali domande da rivolgere all’ospite, così da avere sempre la conduzione sotto controllo e affrontare con sicurezza gli eventuali vuoti di memoria.
La dizione (non) è così importante
L’argomento è pressoché vasto e richiama a sé le numerose e recenti evoluzioni del lavoro di speaker radiofonico. Oggi, infatti, non è più necessario avere una voce impostata alla perfezione, perché il rischio di sembrare innaturali all’orecchio dell’ascoltatore è dietro l’angolo. Attualmente le parole d’ordine per un conduttore radiofonico sono naturalezza, spigliatezza e onestà, anche a scapito di qualche parole pronunciata male. In linea generale, comunque, ci sono due principi che possiamo riassumere così:
- La dizione in radio non è fondamentale ma necessaria: è bene avere le basi di questa tecnica, ma non farne una questione di principio;
- Usare i dialetti (soprattutto in web radio ed emittenti locali) può essere un plus in più e far sentire l’ascoltatore coinvolto in un ambiente familiare, quasi domestico.
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La scommessa degli intro e outro di un brano musicale
La tecnica di parlare sopra gli intro e gli outro è una scommessa vera e propria, ed è il tassello più importante per valutare quanta affinità c’è tra uno speaker radiofonico e il registra del programma. Le parti “musicali” di un brano, infatti, sono spesso usate da un conduttore per annunciare o disannunciare un singolo con estrema originalità, ma la riuscita di questa operazione dipende tutto da quanta sinergia c’è tra le due professionalità chiamate in causa. In genera, è possibile asserire che vi sono 4 concetti fondamentali da tenere a mente:
- Bisogna avere ritmo;
- È necessario creare dei giochi di parole simpatici;
- È fondamentale conoscere la canzone;
- L’obiettivo finale è coinvolgere il pubblico.
La partica dell’aircheck
L’Aircheck è il riascolto delle performance di uno speaker in diretta o registrata, e permette al conduttore, al direttore artistico e al regista di valutare la riuscita o meno di una trasmissione radiofonica. Oltre a ciò, ci sono altri obiettivi per riascoltare non solo la propria puntata, ma anche quelle dei competitor:
- Tenersi aggiornato su cosa va in onda;
- Capire come parla la radio;
- Conoscere la concorrenza;
- Imparare qualche tecnica da far propria in modo originale;
- Conoscere i nomi del momento.
I benefici di questa pratica sono presto detti:
- Migliorare la propria respirazione;
- Utilizzare in maniera adeguata intro e outro;
- Risparmiare parole;
- Sentire cos’hai detto;
- Dal riascolto puoi capire se hai sorriso poco;
- Migliorare il rapporto tra conduttore e regista.
Riferendoci principalmente al ruolo dello speaker radiofonico, l’aircheck permette di osservare e correggere determinati errori:
- Le pause pronunciate per molti secondi per la paura di creare del silenzio (la più famosa, “ehmmmmmm“);
- La ripetizioni ossessiva degli intercalari (“insomma”, “quindi”, “invece”, “magari” e così via)
- Le emozioni che influiscono durante la diretta (se sì è troppo calmi, il nostro ritmo di voce risulterà noioso; se siamo troppo ansiosi, sarà frenetico);
- I frequenti errori di dizione (la “c” sbiascicata, la “s” zeppolata, la “p” sputata e via discorrendo);
- Il rischio di parlare sopra un’altra voce (nel caso in cui la conduzione è a più voci o durante un’intervista);
- Utilizzare un intero minuto per un argomento quando, forse, sarebbero bastate dieci parole in pochi secondi;
- Accendere il microfono e usare un tono di voce troppo alto o troppo basso.
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Utilizza al meglio i social network della tua emittente
I social media sono un’arma preziosa per la propria conduzione radiofonica, in quanto non solo può richiamare nuovi ascoltatori al tuo programma, ma permette anche di comprendere di cosa la gente sta parlando online e di intercettare alcuni trend topic del momento. Ogni piattaforma ha un suo pubblico di riferimento, dunque anche il linguaggio che il social media manager dovrà utilizzare sarà sempre variegato, così come i contenuti proposti. Di seguito, i social di cui noi di Consulenza Radiofonica ci siamo occupati per elargire alcuni suggerimenti in materia e analizzarne il fenomeno:
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Consulenza Radiofonica, la professionalità On Air
Articolo di Angelo Andrea Vegliante
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